Pellizzaroli; C, Bastianello; F., “Cecchin uomo di scienza o artista?” in Connessioni – Rivista di consulenza e ricerca sui sistemi umani, n. 33, dicembre 2014.

In questo articolo vengono presentate delle riflessioni sul pensiero di Gianfranco Cecchin a partire da due domande : Cecchin può essere considerato un uomo di scienza o un artista? Il punto di vista scientifico e il punto di vista artistico sono in relazione simmetrica o complementare? Per rispondere a tali domande si sono volute considerare tre prospettive, relative all’idea di scienza, di conoscenza e di arte. Per affrontare tali prospettive si è preso in considerazione il punto di vista di alcuni autori tra il quali lo stesso Cecchin, Bateson, Maturana e Varela, Keeney e Popper. L’ipotesi a cui l’articolo giungerà è che la relazione tra i due punti di vista è complementare ossia Cecchin era un esperto di relazioni che usava la scienza terapeutica in modo artistico.
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Pellizzaroli; C.,”Come cambiano le metafore nel tempo”; in Castellucci, A., (a cura di), “Le metafore dell’apprendimento: in cammino per diventare didatti”; 7 dicembre 2012.

Il presente lavoro di ricerca rappresenta l’esito di un processo conoscitivo e autoriflessivo sul tema dell’apprendimento iniziato nell’ambito dei Laboratori degli allievi didatti,di tutte le sedi del Centro Milanese di Terapia della Famiglia, tenutisi nel biennio 2009/2010 .
In primis, il gruppo degli allievi didatti ha condiviso l’idea che per diventare didatti è indispensabile interrogarsi sulle proprie premesse dell’apprendimento (come noi, futuri didatti, apprendiamo e ci rappresentiamo l’apprendimento), dal momento che esse giocano certamente una parte rilevante nel modo in cui ciascuno di noi si predisporrà rispetto all’insegnamento.
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Pellizzaroli; C., Bastianello; F., “L’ idea di genere è una differenza che fa la differenza nel Milan Approach?” in Connessioni – Rivista di consulenza e ricerca sui sistemi umani, n. 27, dicembre 2011.

Il contributo prende in considerazione l’evoluzione strorica del Milan Approach in parallelo all’evoluzione socioculturale del concetto di genere.
Lo scopo è quello di sottolineare quanto e come il concetto di genere possa aver influenzato il modello sistemico in generale e il Milan Approach in  particolare.
Il contributo offre degli spunti di riflessione sulle possibili conessioni tra l’approccio terapeutico e i modelli di famiglia e di genere più o meno rigidamente definiti dal contesto storico.
Le conclusioni, evidenziando la funzione processuale del concetto di genere, aprono alcune domande sulla flessibilità e sulla costante evoluzione sociale e culturale.
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Pellizzaroli; C., Agostinetto; M.,“Terapeuta inesperto e complessità del gioco familiare”in Connessioni – Rivista di consulenza e ricerca sui sistemi umani, 2003.

Nell’articolo viene presentata l’analisi di un caso per porre l’attenzione su alcuni punti di riflessione, tra i quali: come applicare il metodo sistemico in contesti pubblici; come il terapeuta può gestire le pregresse conoscenze teoriche e metodologiche della clinica; come il terapeuta deve comportarsi di fronte ai casi che gli vengono proposti e quanto e come deve lavorare sui suoi pregiudizi.
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